Ventunesima Domenica del T.O. Dal Vangelo secondo Matteo ( Mt 16,13-20)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Parola del Signore “ Chi sono io, per voi? “ Chi è Cristo per noi?La prima lettura e il Vangelo ci presentano le “chiavi del potere” date da Gesù che, praticamente, significa farci riflettere sul primato di Pietro e i suoi successori. Ma questo è un tema più per il 29 giugno, festa di San Pietro e di San Paolo. Oggi vorremmo riflettere sulla domanda fatta da Gesù agli Apostoli e a noi, “Chi sono io per voi?”, per non lasciarla cadere nel vuoto.E la risposta di Pietro a nome loro: “Tu sei colui che il Padre ci ha mandato”.Quale è la risposta degli uomini di oggi a questa domanda?Non è certamente uguale e unanime a quella di Pietro. Prima di questa domanda però ce ne sono tante altre che condizionano le risposte che diamo a questa. Una gran fetta di umanità ha la seguente posizione alle domande di base che tutti si fanno. Da dove viene tutto ciò che esiste? Come si spiegano tutti questi fenomeni che vediamo? Chi ha dato origine a tutto ciò? Per che cosa? Che senso ha che io esista? Per essi l’unica realtà è ciò che esiste, ciò che puoi misurare, pesare, controllare, è ciò che chiamiamo materia e c’è sempre stata in una forma o in un’altra. Non c’è bisogno di farsi altre domande su questa materia. Le cose sono così e basta. Tutto il resto è mito, invenzione, fantasia prodotta dalla immaginazione umana. E’ l’ateismo materialista immanente che conta esclusivamente sulla propria ragione. Ci sono poi altri che la pensano come il grande genio ebreo Albert Einstain che, alla conclusione dei suoi studi sulla fisica della materia degli astri, affermò che: “Qui c’è troppa matematica per poter dire che tutto l’esistente sia frutto del caso. Ci deve pur essere un qualcosa, che noi non sappiamo cosa sia, che spieghi l’esistenza di tutto questo, anche se noi non lo possiamo conoscere”.Ecco l’agnosticismo. Non possiamo affermare niente di più.Altri invece hanno voluto spiegare, con la propria ragione, questo enigma di domande e hanno attribuito alle forze della natura dei poteri ultra umani che ne reggevano le sorti, divinizzando così, ossia attribuendo poteri divini a queste forze, dinamismi materiali. E’ il politeismo pagano da dove proviene la molteplicità di tante religioni. Ognuno interpretava a modo proprio. Però nella pienezza dei tempi, al centro della storia dell’umanità, è successo un avvenimento spettacolare. Apparve un uomo in Palestina chiamato Gesù, che vuol dire “Yahweh salva”. Questo Gesù proclamò con chiarezza che lui era il figlio di Dio, che il padre suo era Yahweh, quello che gli ebrei chiamavano il loro Dio, che aveva scelto Abramo per dare origine a un popolo eletto che sarebbe diventato il centro salvifico per tutta l’umanità. Un piccolo gruppo di ebrei accettò quello che Gesù proponeva ed in seguito anche alcuni pagani aderirono a questo movimento che fu detto “cristianesimo”, movimento di coscienza e di pensiero. Così nacque un nuovo rapporto degli uomini con Dio attraverso Gesù, il salvatore.Questo Gesù ci rivelò la natura intima di Dio dicendoci che è una comunità unica, di una unica natura che si esprime interiormente, però, in relazioni di paternità, figliolanza, flusso e riflusso di Amore infinito tra il Padre e il Figlio. Il suo insegnamento era veramente sconvolgente. La gente diceva: “Non abbiamo mai sentito uno che insegnasse con tanta autorità come costui”. Ora questo insegnamento è arrivato a noi lungo i secoli per mezzo della “tradizione” della comunità chiamata “la Chiesa”. Allora, oggi nel 2005, anche a me, a te, Gesù rivolge la stessa domanda. Ora, che cosa devo rispondere io? La mia risposta non può essere presa da un testo ufficiale, un catechismo chimicamente puro, perché quella sarebbe una formula neutra, valida per tutti; mentre Gesù ha stabilito con ognuno di noi una relazione personale, un rapporto differente perché le nostre storie personali sono differenti le une dalle altre e Lui si rapporta con noi secondo le diverse necessità, i nostri caratteri, i nostri temperamenti, la nostra storia, gli avvenimenti che circondano la nostra esistenza. E’ lì che dobbiamo trovare la nostra risposta personale.Ricordiamoci che nell’Apocalisse dice il Signore: “Ecco sto alla porta e busso. Se uno mi ascolta e mi apre, ceneremo insieme io con lui e lui con me”.(cfr. Apoc. 3,20). Ecco ciò che Gesù vuole da me! E le cene sono tutte diverse l’una dall’altra. Vorrei concludere con un fatto successo ad un pianista di origine iraniana, Ramin Bachramin. Prima di un concerto ebbe un incontro strano. Dice lui: “A causa di una crisi esistenziale, avevo persino pensato di smettere di suonare in pubblico. Ero depresso, infelice. Entrato nella sacrestia che mi era stata allestita come camerino, stavo per prendere il telefono e avvisare gli organizzatori per dare forfait e non suonare quella sera. Ecco che notai sul pavimento un santino con una immagine bella del Cristo che mi colpì molto. Sotto quella meravigliosa immagine di Cristo c’era scritto: - Amami, come sei-. In quel momento capii che dovevo rispettare l’impegno, che non dovevo aspettare di diventare un angelo per donarmi a Cristo. Entrai al concerto, cambiato, pieno di forza e fu uno dei concerti più belli della mia vita”.L’uomo deve essere sé stesso. Deve dare sé stesso a Dio per ricevere la Sua forza così come è, non deve aspettare i momenti migliori per ricordarsi di Dio. Non c’è bisogno di diventare angeli per rapportarsi con Dio.Lui ci vuole bene così come siamo per salvarci e cambiarci.Così sia.
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